#5 - Bella come un bignè


«Ehi, Bella»
Non so per quanto tempo sono rimasta seduta su questa panchina, ma il sedere mi fa un gran male.
Non mi giro nemmeno, quella voce solamente un fastidio di sottofondo. Sento un corpo solido e caldo sedersi al mio fianco.
«Ehi, che hai? »
«Non ti hanno insegnato l’educazione? Che modo di parlare è il tuo? Inizi sempre le frasi con “Ehi”?» Sbotto, girandomi a guardarlo.
«Bella, siamo nervosi?» ignora la mia frecciatina ma sento i suoi occhi scavarmi dentro.
«Non mi chiamo Bella. Mi chiamo Iside» gli urlo contro «Per la miseria, hai deciso di rovinarmi la vita? Tu, con i tuoi modi da bullo, il tuo non rispondere alle domande ed evitare sempre ogni tipo di conversazione seria! Sei fermo all’età dell’adolescenza. Devi crescere Luca»
Sento le lacrime salire, ma le ricaccio indietro. Non mi vedrà mai cedere. Nessuno mi ha mai vista cedere. Fin da piccola ho sempre dovuto contare sulle mie forze per raggiungere i miei obiettivi. Nessuno mai, mia madre per prima, ha mai condiviso le mie aspirazioni.
Luca, a differenza di me, ha il viso rilassato e se ne sta in silenzio, aspettando che continui con la mia sfuriata.
Improvvisamente mi calmo. «Scusami. Non dovrei essere così maleducata» abbasso lo sguardo e le mie mani iniziano a torturarsi a vicenda.
«Vieni» lo dice con dolcezza, mi prende una mano e si alza trascinandomi con se.
Cerco di opporre resistenza, ma la forza di volontà mi ha abbandonata completamente. Luca mi trascina fino al retro della pasticceria. Lì, appoggiata al muro, c’è una moto.
«Non penserai mica di farmi salire su quel coso spero? »
Ci manca pure che nelle mie condizioni salga sul mezzo più erotico mai inventato, con lui.
Per tutta risposta mi porge un casco.
«Vedo che sei organizzato per avere passeggeri.» Il pensiero di essere una delle tante mi da fastidio, come se essere speciale almeno per lui fosse di vitale importanza.  
Luca si avvicina e poichè non ho alcuna intenzione di infilarmi il casco, lo fa lui al posto mio.
«Mi piace essere sempre preparato» controbatte allacciandomi il cinturino sotto il mento.
Il contatto con le sue dita mi provoca un scarica elettrica in tutto il corpo. I suoi occhi sono fissi sulle mie labbra e io mi trattengo dal mordere il labbro inferiore. Luca alza lo sguardo e sono sicura che anche lui sente la tensione tra di noi.
Poi lo dice.
«Iside, vieni con me»
Tutta la mia riluttanza vacilla al soffio della sua voce che sussurra il mio nome.
Maledizione.
Per tutta la mia vita ho sempre cercato di non farmi trasportare dagli eventi e soprattutto dagli uomini, e ora il semplice suono del mio nome mi mette in crisi.
Mentre me ne sto impalata come un palo della luce nel deserto, Luca sale sulla moto come se niente fosse. Non sapendo che altro fare lo raggiungo e mi sistemo dietro di lui.
«Dove metto le mani? »
Dove metto le mani?
L'ho detto veramente.
Vorrei sprofondare. Come mi saltano in mente certe frasi? Spero che Luca sia intento a pensare ad altro e non colga il doppio senso. Ovviamente la sua risposta arriva puntuale come la morte.
«Su di me»
L’ultima cosa che vedo prima che si infili il casco è il suo sorriso sexy.
Appoggio leggermente le mani sui suoi fianchi sperando che il contatto sia sufficiente per stare in equilibrio. La moto romba e Luca chiude la visiera con un colpo secco, poi, con uno strattone, partiamo.
Istintivamente le mie braccia si chiudono sul suo torace per non essere sbalzata via dall’accelerazione e il mio corpo aderisce al suo. Lo sento sussultare.
Sta ridendo, il bastardo.
Ben presto ci lasciamo alle spalle il piccolo paese e prendiamo la strada costiera. Il mare si apre sotto di noi e ad ogni curva le nostre ginocchia toccano quasi terra. E’ una sensazione inebriante e sebbene Luca spinga la moto ad una certa velocità, si sente che conosce bene la strada e guida con sicurezza.
Sono quasi certa che non sia saggio abbassare la guardia, ma non resisto a rilassare i muscoli del mio corpo adagiandomi alla sua schiena.
Guardo l’orizzonte che si sta tingendo di rosso e lascio che il vento spazzi via i miei pensieri.
Luca deve aver notato il cambio del mio atteggiamento, perché lo sento sistemarsi meglio sulla sella e con una mano mi stringe velocemente il ginocchio, poi accelera nuovamente.
Arrivati ad un bivio, abbandoniamo la strada principale per addentrarci tra gli ulivi. Il posto è bellissimo, con le pietre bianche dei muretti a riflettere i bagliori del tramonto. Luca rallenta e dopo una curva scorgo una piccola masseria con una bellissima bouganville fucsia acceso, unica nota di colore in un paesaggio brullo.
Ci fermiamo davanti alla porta. Luca si toglie il casco e io faccio altrettanto. Mi guardo attorno affascinata dalla purezza di questo posto.
Ancora una volta sento vacillare la mia corazza. Devo alzare almeno uno scudo per difendermi e allora lascio uscire la mia impertinenza. «Allora è qui che porti le tue conquiste?»
Gli occhi di Luca diventano due fessure che mi scrutano dentro. Mi sento arrossire. Poi piega la testa da un lato e un sorriso si apre a rischiarargli il viso.
«Cosa ti fa pensare che tu sia una mia conquista?»
Avvampo dall’imbarazzo e mi guardo i piedi. Mi sembra di essere regredita all’età di sedici anni.
E io odiavo avere sedici anni.
Gli lancio contro il casco e lui lo prende al volo ridendo «Dai, vieni. Ti preparo la cena. Ti piace il pesce?»
Si incammina verso l’ingresso e per la seconda volta resto imbambolata a guardarlo. E non sono sicura che il suo fisico sia l'unico motivo per cui mi tremano le gambe. Questo uomo mi sconvolge più del dovuto. Sto perdendo il controllo della situazione e non posso permettermelo.
Il mio interesse deve essere solamente lavorativo. Luca deve firmarmi il contratto e basta. Il nostro rapporto non deve andare oltre.
Perchè io non voglio che vada oltre. Vero?

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